Perché lo consigliamo?
Perché Gente in Aspromonte è un libro che ci porta dentro una realtà spesso dimenticata: quella della gente semplice, dei pastori e dei contadini che hanno vissuto per secoli in condizioni di estrema povertà, ma con una grande forza interiore e un profondo legame con la propria terra. Corrado Alvaro riesce a raccontare un mondo fatto di sacrifici, ingiustizie e sofferenze, senza mai cadere nella retorica o nel sentimentalismo. Al contrario, restituisce ai suoi personaggi una dignità autentica, mostrando come anche in mezzo alle difficoltà più dure si possa trovare una forma di speranza. Ci ricorda da dove veniamo, quali valori hanno sostenuto generazioni intere e perché è giusto non dimenticare le proprie radici.
Cosa ci è piaciuto di più?
Lo stile di Alvaro: semplice e diretto, ma al tempo stesso ricco di immagini poetiche. Le descrizioni dei paesaggi dell’Aspromonte non sono mai semplici sfondi, ma diventano parte integrante della vita dei personaggi: montagne, fiumi, rocce e sentieri sembrano quasi avere una voce propria, come se dialogassero con chi li abita. L’autore rappresenta i rapporti umani, soprattutto il contrasto tra il padre Argirò, simbolo della rassegnazione di chi ha sempre vissuto nella fatica, e il figlio Antonello, che invece incarna il desiderio di cambiamento e la speranza di un futuro diverso. Questo conflitto tra generazioni rende il libro attuale ancora oggi, perché ci parla del bisogno di rinnovamento e del coraggio di chi non si accontenta di un destino già scritto
C’è qualcosa che non abbiamo gradito?
Nulla in effetti. E' un’opera intensa e preziosa che può risultare impegnativa: il linguaggio arcaico e le descrizioni molto dettagliate rallentano la lettura, mentre la durezza della vita dei personaggi e le ingiustizie sociali raccontate, ancora in parte presenti oggi, la rendono emotivamente molto forte..
Frase da sottolineare:
“"L’Argirò col figliolo arrivarono al paese che era l’alba. Risalito il poggio, le case addossate una all’altra come una mandra si presentarono ai loro occhi. Da secoli questo paese si era cacciato nella valle, e vi si era addormentato. Intorno, a qualche miglio di distanza, gli altri paesi che si vedevano in cima ai cocuzzoli rocciosi si confondevano con la pietra, ne avevano la stessa struttura, lo stesso colore, come la farfalla che si confonde col fiore su cui è posata. […] È una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla, esserci nati per amarla, tanto è piena, come la contrada, di pietre e di spine."
Questo libro ci viene consigliato da Maria Rosaria Vitalone e precisa che Gente in Aspromonte è una raccolta composta da tredici racconti di cui il principale dà il titolo all'opera. Gli altri racconti sono La pigiatrice d'uva, Il rubino, La zingara, Coronata, Teresita, Romantica, La signora Flavia, Innocenza, Vocesana e Primante, Temporale d'autunno, Cata dorme, e Ventiquattr'ore.
Corrado Alvaro era originario di San Luca, un piccolo paese situato alle falde dell'Aspromonte in Calabria. Anche dopo aver lasciato la sua terra natale, non smise mai di raccontarla nella sua attività di scrittore e giornalista, portando la voce del Sud nelle redazioni del Nord Italia.
Nel 1930, per questa raccolta di racconti Alvaro ottenne il prestigioso premio letterario istituito dal quotidiano La Stampa. La giuria era composta, tra gli altri, da Pietro Pancrazi, Luigi Pirandello e Margherita Sarfatti . Nel 1951 vince il Premio Strega con Quasi una vita. Fu l'anno della cosiddetta "grande cinquina" nella quale figuravano, oltre a Quasi una vita di Alvaro, L'orologio di Carlo Levi, Il conformista di Alberto Moravia, A cena col commendatore di Mario Soldati e Gesù, fate luce di Domenico Rea.