Perché lo consigliamo?
Perché è un romanzo che tocca corde profonde con delicatezza e semplicità. Perché affronta temi come il lutto e la solitudine in maniera straordinaria, creando atmosfere oniriche che coinvolgono emotivamente il lettore. Perché, scritto nel 1988, questo romanzo tratta temi come la transessualità con un’apertura mentale tale da risultare moderno ancora oggi. E perché propone un’idea di famiglia che non è qualcosa di dato, ma qualcosa che si può scegliere e inventare, basata sull’affetto sincero e non sui legami di sangue.
Cosa ci è piaciuto di più?
La scrittura poetica di Yoshimoto cattura le sfumature più intime delle emozioni umane, e le descrizioni della cucina creano un'atmosfera calorosa e accogliente. I personaggi sono affascinanti, ricchi e complessi. E il sottile parallelismo che l’autrice riesce a creare tra gli stati d’animo dei personaggi stessi e dei paesaggi che descrive, con metafore che colpiscono e restano impresse.
C’è qualcosa che non abbiamo gradito?
Il romanzo potrebbe risultare “evanescente”, ma è proprio in questa leggerezza che risiede la sua forza.
Frase da sottolineare:
““Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.”
“Vorrei essere felice. Più della fatica di continuare a scavare nel fondo del fiume, mi attira il pugno di sabbia dorata che ho trovato.”
Questa lettura viene consigliata da Manuela Costantini .
Curiosità: Yoshimoto ha raccontato di aver scritto Kitchen in un momento di grande tristezza: trasformare il dolore in una storia è stato un modo per elaborarlo e superarlo.
Sono state realizzate due trasposizioni cinematografiche: una giapponese (1989) e una hongkonghese, diretta da Yim Ho (1997), con una visione più libera del testo.
Buona lettura!