Perché lo consigliamo?
Perché è un romanzo-verità che nasce dall'incontro di Leila Aziz, protagonista della storia, con la giornalista inglese Wendy Wallace, per anni in Sudan come collaboratrice delle Nazioni Unite. Essere donna in alcune parti del mondo rappresenta una disgrazia, ancor di più se si è stati abbandonati in tenera età. In paesi come il Sudan le "senza famiglia" non hanno nessun diritto, sono in balia del potere e delle violenze degli uomini senza una minima tutela giuridica che le protegga.
Cosa ci è piaciuto di più?
Il fatto che emerga un universo femminile, che sa reagire alle frustrazioni e alle sofferenze con combattività e orgoglio, imparando sulla propria pelle cosa voglia dire vivere. La Wallace non si limita a denunciare la misoginia della società sudanese, ma mette anche in rilievo la condizione degli orfani, di chi per tutta l'esistenza porta su di sé il peso del rifiuto.
C’è qualcosa che non abbiamo gradito?
In realtà nulla. Solo il fatto che un libro di questo genere sia poco conosciuto ai lettori ed alle lettrici. E' un libro del 2010 che esprime condizioni reali di un mondo che sembra a noi lontano, ma che invece si avvicina sempre più.
Questo libro è suggerito da Maria Rosaria Vitalone che non indica alcuna frase da sottolineare perchè l'intero libro, una volta letto, lascia una forte traccia in ogni sua parte.