Perché lo consigliamo?
Sándor Márai ne La donna giusta ci dona una enciclopedia, o quasi, sull’educazione sentimentale. È un romanzo strutturato su quattro monologhi di quattro personaggi (Marika – la prima moglie, Peter – marito ricco borghese, Judit – amante povera che diventa seconda moglie, e Làzàr – batterista amante di Judit) che raccontano ognuno la propria versione di una medesima storia. E già per questa scelta lo considero assolutamente vincente. Fra l’altro riuscire a garantire una lettura agile di monologhi così lunghi non deve essere stato facile, sul piano compositivo. Inoltre, la scrittura è fluida ed elegante – tipico di questo scrittore ungherese - e la prosa molto profonda tanto da condurre il lettore verso un percorso introspettivo che non si aspetta leggendo il titolo. Più che un romanzo lo definirei un “comandamento” di vita per entrambi i sessi.
Cosa ci è piaciuto di più?
Colpisce per i temi affrontati: amore, solitudine, tradimenti, riscatto sociale e cultura. Argomenti trattati con raffinata sicurezza di ciò che si sta indagando. Nonostante la storia attraversi un arco temporale piuttosto lungo (a cavallo della seconda guerra mondiale) e l’ambientazione si presenti alquanto variegata (da Budapest a Roma fino all’epilogo a New York), Márai resta tra i migliori scrittore della storia della letteratura del Novecento a descrivere attentamente la psicologia dei suoi personaggi, che in questo romanzo escono sconfitti dalla cruda realtà dei fatti: se ci soffermiamo sul primo tema, infatti, notiamo che in fin dei conti ciascuno di essi ama l’altro senza essere davvero corrisposto, e quindi in loro non resta che il temibile sentimento dell’insofferenza.
C’è qualcosa che non abbiamo gradito?
Il romanzo sarebbe stato da dieci e lode se non avesse, secondo me, aggiunto successivamente, nel 1980, la terza parte rielaborata e l’epilogo, che frenano il racconto della storia, tanto da risultare un po' artificioso. Márai, infatti, aveva dato alle stampe il libro nel 1941 con le prime due parti, che raccontano il punto di vista di due soli personaggi (la prima moglie e il ricco borghese). Nel 1949, lo scrittore ha poi aggiunto il terzo monologo che riguarda la seconda moglie (che in realtà sposa Peter solo per un suo riscatto sociale)..
Frase da sottolineare:
«E improvvisamente ho capito che non c'è nessuna persona giusta. Non esiste né in terra né in cielo né da nessun'altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c'è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c'è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l'unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. Esistono soltanto delle persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce [...]»
Questa lettura viene consigliata da Ilaria Muccetti, che aggiunge interessanti curiosità: Le edizioni tedesche non presentano l'epilogo che invece Adelphi ha tenuto per la versione italiana.
Inoltre alcuni critici hanno identificato il personaggio di Lázár, testimone silenzioso, come una figura speculare dell'autore, poiché entrambi vivono l'esilio e riflettono sul ruolo dello scrittore, sul mantenimento della cultura e della lingua (ungherese), che diventa una sorta di "patria"..
Buona lettura!