La nostra cinquina ideale per il Premio Strega

04.06.2024

Domani sarà selezionata la cinquina dei finalisti al Premio Strega 2024 e noi del Quid abbiamo provato a stilare la nostra, leggendo i dodici romanzi candidati.

Ci siamo divertite, commosse, arrabbiate, abbiamo imparato tanto, anche cose che non conoscevamo e ringraziamo le autrici e gli autori per tutto questo.

Ci siamo accorte, a fine lettura, che i romanzi sembrano legati da un filo che si aggroviglia fatto di parole (e mancanza di parole) e tempo. Entrambi preziosi.

Come canta Ivano Fossati:

"C'è un tempo negato e uno segreto
Un tempo distante che è roba degli altri
Un momento che era meglio partire
E quella volta che noi due era meglio parlarci
"

Questa è la nostra cinquina (in rigoroso ordine alfabetico per Titolo 😊) e abbiamo scelto la motivazione delle nostre preferenze, utilizzando proprio le parole dei testi selezionati:

ADELAIDA – Adrián N. Bravi

Perché è la storia di Adelaida Gigli che torna in Italia dopo una vita trascorsa in Argentina. Ribelle, anticonvenzionale, dissacrante, gentile. Una grande artista. E che ha vissuto, sulla propria pelle, l'orrore della dittatura che le ha portato via entrambi i figli, desaparecidos: "Laggiù sono rimasti i figli immortali / amanti irrequieti e consumati. / Laggiù è rimasta la Grazia."

Adelaida, sospesa tra due Paesi e due nomi e due lingue, si rifugiava nell'italiano nei momenti in cui era sopraffatta dal dolore, e lo stesso fa l'autore in questo splendido ritratto.

Perché "In questa storia ci sono tanti buchi e tanti spazi scoperti che non sono stati colmati, alcuni sono dovuti alla riservatezza della stessa Adelaida, altri alla mia negligenza (…) In fondo, la nostra vita non è altro che una schiera interminabile di buchi."

E perché Adelaida scriveva: "Quando io morirò/moriranno tante cose/questo amore, in primo luogo. /Io sono tutte quelle cose."

E sì, Adelaida sarà sempre tutte quelle cose.


AUTOBIOGRAMMATICA – Tommaso Giartosio

Perché è un saggio, un romanzo, un'autobiografia ma è molto più di questo. È la celebrazione delle parole e di tutto quello che le parole ci possono far essere, o far diventare.

Perché l'intenzione di Tommaso Giartosio era di "immaginare una vera e propria autobiogrammatica che ambisse a disegnare un atlante del linguaggio di un singolo individuo: cioè del suo modo di sentire e vivere la lingua" e c'è riuscito perfettamente.

Perché "Ognuno di noi lascia dietro di sé una traccia di frasi che hanno cambiato la vita di chi ci è vicino, e che per qualche tempo verranno ricordate a memoria: confessioni, dichiarazioni, promesse, esortazioni, discorsi intimi, pronunciamenti pubblici. Ognuno, o quasi."

E le parole di Giartosio, senza dubbio, lasceranno la loro traccia in chi avrà la fortuna di leggerle.


CHI DICE E CHI TACE – Chiara Valerio

Perché è un giallo che scardina i canoni del giallo.

Perché ci sono tante domande e risposte da trovare e non su una morte sospetta, non solo, ma sulla nostra vita, sui nostri silenzi, sul frastuono delle cose non dette e ormai passate. Perché degli altri, se non li conosciamo o non li conosciamo davvero, sappiamo solo quel che "si dice", e il dire comune non è sufficiente, non può esserlo, mai. Siamo fatti di molto, di tanto altro.

Perché "Si fallisce ma non bisogna pensare che difendere le persone che si amano sia impossibile, per questo non bisogna amarne troppe, difendere è faticoso".

E perché "Era un rompicapo. Non che cos'è la verità, ma quando è la verità. Quando una cosa è vera e quando smette di esserlo o quando è falsa e diventa vera. Insomma, la verità, rispetto al tempo, non vale niente".


INVERNALE – Dario Voltolini

Perché in questo romanzo, l'autore, defilandosi, ci racconta suo padre. Lo fa con la lingua del padre che è muta solo all'apparenza, che ha i suoi tempi che coincidono con quanto gli sta capitando. È come se ogni parola, ogni brano, tenga perfettamente il ritmo di quanto racconta e di quanto accade.

Perché "siamo creature di sangue e nervi" diceva Čechov e in questo romanzo è potentissima questa visione, e perché a un certo punto arriva davvero il silenzio e "Tutta la camera sta in silenzio, tutta la casa, il condominio, il quartiere, la città, tutto in silenzio".

E perché poi si tenta ancora, con parole nuove, che hanno suoni diversi, tempi diversi e che danno speranza, e c'è anche modo di dare spazio a una nuova lingua (a una nuova visione della vita) che si è impossessata prepotentemente della vecchia.

Fino alla fine, fino a quando si chiude il libro che, nel frattempo, ci si è appiccicato addosso. 

"Salutatemi Dario".


L'ETÀ FRAGILE – Donatella Di Pietrantonio

Perché ogni età della vita è fragile, perché il silenzio è uno dei protagonisti principali del romanzo, il silenzio delle parole non dette e delle emozioni non manifestate: "non chiedermi niente".

Perché un evento drammatico del passato (tratto da una storia realmente accaduta) sembra non "passare" mai e nasconde altri dolori e così si rischia di restare fermi, mentre la vita prosegue: "Dagli altri tavoli brani di conversazione, un'allegria di cucchiaini che si posano. Qui anche un mio sguardo può infastidirla. Bevo il caffè. Restituisco silenzio a silenzio."

E perché è un romanzo pieno, denso e profondo, in cui i sentimenti, seppure celati, non sono messi in discussione: "la amo. Più di tutto la amo."


Gli altri romanzi, che pure abbiamo letto, sono sesti a pari merito, perché li abbiamo apprezzati tutti, davvero.

Buona lettura!

© 2023 Quid, Associazione Culturale, Giulianova
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