Perché lo consigliamo?
Un romanzo diviso in due parti – Il fattaccio e La Madonna di Rofrano – che racconta da vicino due vite, un uomo e una donna, lasciando volutamente in sospeso chi legge.
David Bonanni costruisce il suo romanzo raccontando esperienze opposte, contrastanti, controverse, ma tutte autentiche.
I pensieri, gli incastri, le riflessioni dei protagonisti appartengono a persone comuni, ma, una volta messi su carta, acquistano una risonanza universale. In quelle vite ordinarie si ritrova una moltitudine di storie, come specchi delle esistenze di tanti.
Cosa ci è piaciuto di più?
L'autore riesce a dare voce e spessore a due vite apparentemente semplici, nelle quali molti lettori potranno riconoscersi.
Ne mette in luce le contraddizioni, i pensieri più nascosti, le esperienze che li hanno modellati fino al momento in cui li incontriamo.
C'è una sottile grandezza nel raccontare l'ordinario: è facile narrare imprese eroiche, molto più difficile dare dignità narrativa a chi, magari, non vuole neanche essere il protagonista della propria storia.
E Bonanni ci riesce.
Cosa ci è piaciuto meno?
Difficile trovare difetti. Se proprio dobbiamo trovarne uno, forse la brevità del romanzo: chi legge finirà per desiderare di sapere ancora di più, di seguire altri personaggi, di prolungare l'immersione in quelle atmosfere.
Frase da sottolineare:
"Avevo undici anni e, da quando ne avevo compiuti sei, non facevo che pensare alla rappresentazione del presepe vivente che, ogni vigilia del Santo Natale, veniva messa in scena dai bambini delle quarte e quinte elementari del mio paese, con l'unica deroga consentita per il bambino Gesù, Da selezionarsi tra i pochi che avevano avuto la fortuna di nascere non prima del settembre precedente."
Consigliato da Maria Rosaria Vitalone, che, per quanto si è divertita, avrebbe voluto leggere almeno un altro paio di capitoli.